Intervistiamo Alberto Baroni, l’autore di nove-diciotto, strisce pubblicate da Jona Editore.
Chi è Baroni Alberto? e perché queste strisce a fumetti?
Sono nato a Milano nel 1963 ma vivo a Torino dal 1977.
Dopo anni di lavoro all’interno di una azienda informatica sono stato messo in mobilità, e la storia -vera in tutti i particolari- l'ho raccontata nelle prime vignette di Nove-Diciotto, che possono essere lette QUI.
Essendo stato costretto a mettermi "in proprio" ho dedicato il mio tempo a realizzare ciò che potrei intitolare "Le mie memorie lavorative".
Com’è nata l’idea di nove-diciotto?
Io, in realtà, non ho inventato nulla. L’idea è nata nei trent’anni di vita lavorativa molto simile a quella delle storie che narro. Vedere quotidianamente gli schemi lavorativi e le storie che possono nascere mi ha fatto venire in mente che il tutto avrebbe potuto avere un senso se fossi riuscito a portare questo piccolo mondo fuori dalle mie mura.
Il mio è stato solo un aprire le persiane e fare in modo che si potesse vedere cosa accadeva dentro. Mi sono limitato a raccontare attingendo dal mio vissuto rendendo, a volte, più grottesche le storie.
Come hai imparato a disegnare?
Mi sono sempre piaciuti i fumetti e ho imparato da solo. Per le strisce non credo sia importante il disegno quanto l’idea. Il disegno è solo un tramite, ma cerco di curarlo il più possibile migliorando il tratto col tempo e l'esperienza.
Ed è facile riscontrare una notevole differenza tra le prime e le ultime -diciamo- cento strisce del volume, sia per quanto riguarda i disegni che il modo in cui sono incastrate le vicende.
Quali fumetti ti piacciono?
Mi piacevano molto le storie che c’erano su Topolino, sul Corriere dei ragazzi, Tex e Alan Ford, anche se i miei preferiti credo siano Asterix e Lucky Luke perché rappresentano la perfetta congiunzione di storia interessante con disegno molto bello. Come strisce ho letto di tutto: Sturmtruppen, Bristow, Lupo Alberto, Peanuts, B.C. e altri ancora oggi meno noti. E poi le meravigliose storie brevi di Cattivik, Altai & Johnston, Nick Carter...
Come sono nati i tuoi personaggi? Esistono nella realtà o sono creati dalla tua fantasia?
Tutti i personaggi hanno una personalità e delle caratteristiche che sono state ispirate da persone che conosciuto nella realtà, ma nessuno è stato veramente "copiato". A parte Baldovino Conti (che sono io stesso) e Susanna Campacavallo.
Qui il vero personaggio principale è l'azienda stessa; nessuno di chi ci lavora fa a gara per essere protagonista! Al massimo si trova a doverlo fare perché chiamato in causa più di altri più fortunati colleghi.
Le strisce hanno una storia continuativa o possono essere lette a capitoli?
Come nella vita aziendale non c’è un inizio e una fine, c’è un presente costante senza passato e senza futuro e, come tutte le strisce, si può iniziare a leggerle dove si vuole.
In realtà le strisce non solo hanno una sequenza temporale, ma hanno una collocazione temporale precisa. Le prime strisce sono ambientate alla fine del 2014 (appunto quando è incominciata la mia mobilità) e le ultime del volume arrivano a fine 2016.
Leggendo il tuo lavoro mi sembra di vedere due influenze tra tutte: Dilbert e Bristow, oltre che il classico Fantozzi. In che modo questi personaggi hanno, se hanno, influenzato la tua narrazione?
La differenza fondamentale con nove-diciotto è la prospettiva. Sia Bristow che Fantozzi sono l’io narrante degli autori incastrati nel meccanismo di una grande azienda, in Nove-Diciotto invece è l’azienda a essere protagonista e i personaggi sono tutti parimente importanti come ingranaggi dell’azienda. In nove-diciotto i capi non sono staccati dai dipendenti ma ne condividono quotidianità e destino. In questo è più simile al mondo di Dilbert.
Se dovessi dire un motivo, solo uno, per cui disegni nove-diciotto, qual è?
Per me scrivere nove-diciotto è un modo per specchiarsi e il primo a farlo sono io. In questo modo, come dicevo, trent’anni di lavoro passato in azienda possono trovare un senso. Una chiusura del cerchio.
Quindi, eterno presente, nove-diciotto non avrà mai fine?
Chissà, magari la crisi potrà arrivare anche per loro.
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